La società in cui viviamo ha sviluppato un modello di benessere basato sullo sviluppo delle tecnologie.
Cosa ha permesso lo sviluppo tecnologico?
Ci hanno reso più facile e meno impegnativa la pratica di tante azioni quotidiane.
Ha aumentato la velocità di ottenimento dei risultati ad un “clic”,
Ha allargato la possibilità di relazionarci in quantità con altri esseri umani e perfino in tutto il mondo.
Si è dimostrata estremamente precisa e chirurgica nel compiere certe operazioni che prima venivano compiute a mano.
È diventata indispensabile da sostituire il nostro cervello nell’elaborare complessi calcoli e nozioni, allontanandoci dal lavoro manuale producendo nuovi professioni e così via…
Oggi non riusciamo a vivere senza tecnologia.
Tecnologia per noi significa: progresso, civiltà, maggiore tempo libero, libertà, stile di vita più agevole e sicuro, confort, possibilità di fare cose prima solo per pochi o impensabili, pensiamo solo andare su Marte o spostarci da una parte all’altra della terra con facilità…
Cosa saremmo senza la tecnologia?
Diciamo perfino che per fare bene ogni cosa bisogna usare la “tecnica giusta”, chi conosce le “tecniche” ottiene il miglior risultato, o se sei bravo in qualcosa ti domandano: ”Che tecnica usi?”.
La tecnica ci ha portati a cambiare il modo con cui noi ci approcciamo alla vita reale.
Chi di noi oggi sarebbe capace di vivere senza un cellulare, internet, l’auto o il semplice scaldabagno, o la calcolatrice?
Non voglio criticare lo sviluppo della tecnologia, che certamente ha prodotto benefici incredibili nella vita quotidiana delle persone. Desideravo condividere una riflessione su di noi, nella pausa tra un massaggio e l’altro.
Oggi stiamo perdendo il “con-tatto” con il nostro corpo e ci affidiamo sempre più a ciò che è extra-corpo, agli strumenti tecnologici riponendo in essi fiducia cieca.
Quanto le abitudini all’uso degli strumenti tecnologici e il vivere in una società tecnologica sta cambiando il nostro “essere”?
Ci fidiamo di quello che leggiamo su internet e delle notizie alla TV, ci fidiamo di quello che ci è stato insegnato e ci viene trasmesso a livello subliminale, ma non prestiamo ascolto a quello che il nostro corpo ci dice e suscita in noi, siamo perfino diventati sordi ai suoi messaggi, o semplicemente addormentati. Mentre lui si è attrezzato lungo l’evoluzione della nostra razza a metterci in guardia da tutto quello che crea in noi squilibrio, semplicemente non è “verità” per noi. Solo “la verità ci rende liberi”.
Abbiamo inconsapevolmente accettato una velocità ed una efficienza nei nostri stili di vita che imita quella tipica degli strumenti tecnologici e non rispettiamo più i ritmi naturali del corpo che poi sono i ritmi della natura (circadianani, ultradiani, diurni, notturni …) in una armonia di ritmi temporali diversi tra loro, mentre viviamo come se ci fosse solo un tempo, quello a cui presta attenzione la nostra mente.
Puntiamo a dimostrarci all’altezza dei tempi, riformulando il nostro stile di vita, proprio come accade per l’ultimo Iphone o lavatrice tecnologica, dove la versione precedente di solo un anno è percepita già vecchia di un secolo e non più alla moda. Essere alla nostra altezza significa misurarci con umanità, valori, introspezione, mente aperta, equilibrio e sereno radicamento…
Confondiamo la “realtà” con la erre piccola (quella che pensiamo credere realtà, quella indotta da abitudini di limitanti visioni di vita inculcate da informazioni ricorrenti e credenze sociali, impegni che ci danno la parvenza di vivere una vita di senso come il lavoro, il correre come tante formichine casa, metropolitana, ufficio, palestra…) dalla Realtà con la R grande, quella che l’ “intelligenza intuitiva” ci fa percepire dai tempi dei tempi, una Realtà interiore collegata a quella esteriore che ci sorpassa sempre e ci invita alla scoperta, alla avventura, all’esporci per ritrovarci, al vivere esperienziale.
Siamo diventati molto mentali, razionali, che non riusciamo più a spegnere il cervello, ci risulta difficile trovare un momento di silenzio e di ascolto, o semplicemente per noi. Ragioniamo come un PC, affidandoci alla coerenza di dati logici in modo binario, trasformandoci in dei moralisti che dividono l’esistente in bene o male, giusto o sbagliato, creando amici quelli simili a noi e nemici quelli diversi da noi. Siamo diventati meno elastici nel pensare su più livelli, sotto diverse angolazioni non sempre congruenti tra loro, rischiando di perdere sempre più il fascino della dimensione del “mistero” che si svela mentre lo penetri per velarsi di nuovo ad una nuova ricerca di senso.
Ci fidiamo dei manuali tipo: “ come fare per…”, “video corso: conoscerai la tecnica per”, pensando di possedere, con la sola partecipazione, capacità e conoscenze che si acquisiscono solo dopo anni di esperienza e di condivisione pratica nell’arte delle conoscenze. Pensiamo che per sapere basti solo la mente senza il corpo, ma ci sbagliamo.
Il nostro corpo fisico è stato interpretato dalla tecnica come un oggetto di studio e sperimentazione come qualsiasi altro materiale presente nel pianeta, il corpo come materia, elemento fisico, macchina efficiente scomposta in vari apparati e come tale viene curata a scomparti distinti, perdendo non solo la dimensioni d’insieme, ma anche che ciò che è: “un corpo fisico tutt’uno col corpo mentale e spirituale”. Il nostro corpo obbedisce alle informazioni della mente, si trasforma in base alle emozioni, ai traumi o alle esperienze sublimi che prendono volto espressivo nelle posture e tratti fisionomici, nella salute e nella malattia, nella fortezza e nella debolezza, nella gioia e nella tristezza, nel coraggio e nella paura, nel vivere una vita in pienezza e nella sopravvivenza, perché il corpo parla della voce del nostro Sé interiore.
Anche l’Amore, parole sublime, è stato ridotto ad un “atto” sessuale quasi tecnico, una azione fisica con componenti emotive, soprattutto gli uomini vedono solo quello. Perdiamo la fantasia, l’arte di amare, diventiamo ripetitivi come una catena di montaggio, non prestiamo sufficiente contatto con noi stessi per crescere nella “consapevolezza” di quello che accade in noi e delle nostre potenzialità. Rischiamo di ridurre l’incontro sessuale al soddisfacimento di un impulso erotico. L’Amore è un viaggio interiore personalissimo in due verso una maggiore “consapevolezza” della propria infinità-fisica, In amore ogni tecnica deve essere a servizio della “consapevolezza che evolve”, perché parte da una esperienza primitiva profondamente fisica che ci permette di salire coscientemente e spiritualmente verso l’infinito e non viceversa, perché di natura siamo esseri di infinito sulla terra.
“Senza il “Materiale” non possiamo essere esseri di “Infinito!”.
Quando la tecnica ci distrae dal “Reale” che è ben più di materiale-prodotto-possesso, e dal “Fisico, tutt’uno con ciò che non è fisico”, perdiamo la strada di essere “creature della Vita”, riducendoci inconsciamente in “esseri prodotti della Tecnica”.