Ascoltare il proprio corpo è fare prevenzione, ma se ad un certo punto il mio corpo tace?
Leggo molti articoli dove si afferma a carattere cubitali: “il corpo parla”, e di conseguenza invitano il lettore ad ascoltare il proprio corpo. È veramente fondamentale mantenere, costante nel tempo, una attiva percezione di ascolto dei sottili messaggi del corpo.
Questo richiede una costante educazione alla percezione, al silenzio, a trovare tempo per sé, alla meditazione, a donarsi spazi privilegiati dedicati all’ascolto, al lasciar emergere con amore ogni cosa senza paura per poi lasciar andare e lasciar andare…
Perché ascoltare il proprio corpo?
Ascoltare il nostro corpo ci aiuta a cogliere squilibri, problematiche, sintomi, incongruenze, fattori stressogeni, energie negative e compresse, magari prima che si trasformino in malattia o patologie. Semplicemente perché il corpo ha bisogno di far risalire in superficie ciò che preme in profondità, ha bisogno di liberare la pressione che si accumula nei suoi organi, nelle sue viscere, nei suoi muscoli, nella sua mente (pensieri fissi…), nei suo cuore (emozioni e stati d’animo)
Può accadere che il corpo inizi a tacere qualcosa di grave? Purtroppo sì.
Se si verificano certe circostanze il corpo inizia a stare zitto e a non dire più ciò che prima gridava a pieni polmoni.
Ci sono individui che costantemente o su particolari settori della propria vita non vogliono più ascoltarsi, e di conseguenza hanno accettato come naturale o abitudine una situazione stressante e invalidante per il corpo la mente e lo spirito. Lo fanno perché così pensano di stare meglio, come una strategia di sopravvivenza.
Cosa è accaduto? Per giorni, mesi, anni hanno accettato un dolore, un fastidio, uno stress. una situazione invalidante o limitante. Per un tempo ripetuto e lungo hanno nascosto in uno spazio ormai sordo del proprio Sé quelle emozioni, pensieri, sensazioni che non potevano accettare, assieme a tutte quelle che il corpo stesso naturalmente ha messo a tacere per non destabilizzarsi nei cassetti del proprio inconscio.
Ed oggi? Oggi non provano più nulla, non stanno né bene né male, si sono come immunizzati dal dolore, dalla vergogna, dalla paura, dal vuoto e dall’abbandono, dal sentire ciò che tanto ha fatto loro male. Come se una ferita avesse fatto una robusta cicatrice superficiale , ma sotto non è mai guarita.
Sono diventati insensibili, intoccabili, hanno messo su una corazza robusta e non provano nulla, nemmeno si pongono più domande, vivono alla giornata, continuano a far del male al proprio corpo, alla propria mente e al proprio spirito, alle volta continuano a fare del male agli altri senza accorgersene, perché non sono più in grado di sentire, di cogliere il male che stanno facendo a sé stessi e anche agli altri.
Ho incontrato una persona che soffriva di fame nervosa, ma alla domanda: “quando apri il frigorifero di notte, di che cosa hai veramente fame, che cosa il tuo corpo, la tua mente, il tuo spirito sta cercando, che cosa gli stai negando? Si tratta di cibo o di qualcosa altro?
Guardandosi dentro questa persona sentiva il nulla, il suo desiderio di cibo era diventata una abitudine, un comportamento normale, quotidiano, non si stava nemmeno accorgendo che stava mettendo la rischio la sua salute e accorciando il tempo della sua vita.
A questa domanda rimase stupito e son riusciva a trovare dentro di sé una risposta, non sentiva nulla. Non era in grado di porsi una domanda così semplice perché sordo dentro di sé.
Lo si nota anche nella Riflessologia plantare: quando un sintomo si trasforma in patologia l’evidenza dello squilibrio energetico che appare sul piede tende a sparire, a divenire velata perché per il sistema corpo quello che prima era uno squilibrio da correggere si è trasformato progressivamente in una normalità accettata.
Ecco perché anch’io continuo a invitarvi ad ascoltare il corpo, le sensazioni che ci invia, i malesseri e i sintomi che suscita, le intuizioni che sussurra, le emozioni e gli stati d’animo che condizionano i nostri comportamenti perché proprio su di essi si giocano le più grandi battaglie della nostra esistenza.
In gioco non sono soldi, prestigio, cose materiali, ma la nostra stessa vita.
Ringraziamo con riconoscenza il nostro corpo per ogni messaggio, impariamo il suo linguaggio, cerchiamo di non essere sempre troppo presi dagli impegni della nostra vita per dedicargli il tempo di dargli semplicemente attenzione, cuore, ascolto e dirgli che gli vogliamo bene.
L’ascolto ci può salvare la vita!
Tu che ne pensi?