Esiste una autocoscienza nel bambino, nei primi mesi della sua vita?
Quali percezioni si animano nel suo profondo?
L’autocoscienza nel bambino si matura attraverso un lento e progressivo sviluppo, per comprendere il primi passi di questa evoluzione dobbiamo iniziare a sfogliare le pagine di un libro antico, per ognuno di noi vecchio quanto la nostra età, custodito con cura nelle biblioteche segrete del nostro Inconscio:
Il libro dei “Ricordi di infanzia”.
Iniziamo qui un viaggio alle origini stesse della Vita, immaginiamo di trovarci in un luogo senza confini, abitato da forze ed energie potenti e sapienti e da figure mitologiche, dove si sprigionano irresistibili pulsioni e automatici operano gli istinti. Un mondo antico e nuovo e, benché dimenticato nell’oblio della nostra coscienza, rimane tutt’oggi celato ma presente e attivo in noi. Perché? Da lì noi proveniamo!
La nostra memoria non ha ricordi di quel periodo, il nostro Inconscio li ha portati con sé nell’abisso del suo Profondo, ciononostante quello che allora è accaduto riemerge nella nostra vita, come se salisse dalle sorgenti sotterranee della terra o provenisse dagli spazi senza confine dell’Universo. Pensiamo solo alla struggente nostalgia di un paradiso perduto, a quella potente voglia di vivere come se fossimo fatti per una vita senza fine, oppure a certi condizionamenti che ancora oggi determinano certi nostri comportamenti inconsci.
Perché non abbiamo un ricordo cosciente
di quei primi mesi della nostra vita?
A quel tempo non avevamo ancora sviluppato una propria autocoscienza. Solo nella pubertà abbiamo raggiunto il completamento e la maturità sul piano biologico e una maturata consapevolezza accentrata attorno ad un io cosciente, il quale continua a fornirci capacità e potenzialità e ci mette in grado di realizzare quotidianamente il nostro personale “progetto di vita”.
Il processo che ha portato alla formazione dell’autocoscienza è la conseguenza della saggezza della Vita che si esprime nell’equilibrio di un crescere e di un diminuire:
- Il crescere e l’affermarsi di un io egoico, che si è imposto al centro della nostra autocoscienza, tra mondo esterno ed interiorità.
- Il ritiro progressivo e rispettoso del padre della nostra autocoscienza: il nostro Inconscio.
L’Inconscio ritorna nel Regno del Profondo e lascia il posto allo sviluppo e all’emergere di una mente conscia proprio come se fosse avvenuto un “passaggio di consegne”. La mente conscia non sostituisce in nessun modo l’Inconscio, non ha ereditato, infatti, tutti i compiti dell’Inconscio. Essa si è specializzata nello svolgere quei compiti e funzioni, proporzionati alle capacità proprie di una mente logico/razionale, al fine di metterci in grado di compiere la nostra missione nella vita secondo il disegno inscritto nella nostra anima, nel rispetto della nostra libertà, ed eccoci dotati di autocoscienza.
L’autocoscienza generata dalla mente razionale non ci deve far dimenticare un fatto inconfutabile:
noi proveniamo dal mondo dell’Inconscio.
Non dobbiamo ugualmente cadere nel tranello che tutta la realtà sia esclusivamente ed esaustivamente percepita e gestita dalla nostra mente conscia e razionale. L’inconscio percepisce immediatamente tutto quello che proprio sfugge al nostra consapevolezza! Purtroppo alle volte ci può accadere di diventare così mentali da perdere il contatto con il nostro stesso corpo, con le nostre emozioni e le nostre sensazioni, vie privilegiate del linguaggio del nostro Inconscio.
Alla Scienza va riconosciuto il grande merito di aver prodotto e di produrre, attraverso l’osservazione fenomenologica e la sperimentazione, la scoperta delle Leggi naturali, la manipolazione degli elementi, strumenti e mezzi utili al miglioramento delle condizioni di vita dell’essere umano e di sviluppare tecnologie in continuo perfezionamento, ma essa ha dimenticato il mondo dell’Inconscio e si muove come se non esistesse, basando il suo statuto unicamente sulla potenzialità della mente logico/razionale.
Il naturale imporsi delle mente logico/razionale sull’Inconscio, manifesta in questo una delle caratteristiche tipiche del Profondo dal quale essa stessa proviene: la tendenza ad diventare dominante fino ad occupare un ruolo centrale e totalizzante.
Gli uomini, non avendo memoria, hanno dimenticato la loro origine, il tempo in cui esistevano senza possedere una autocoscienza, il tempo nel quale, pur non essendo in grado di produrre strutturati pensieri logici, erano un tutt’uno col proprio Inconscio ed integrati nella loro anima.
La seguente frase potrebbe suonare provocatoria, ma contiene una grande verità:
Nei primi mesi della nostra vita
abbiamo iniziato a vivere nel “tempo”,
ma eravamo totalmente immersi nell’ “eterno”!
Mai tempo ed eternità sono stati così uniti come nei primi mesi della nostra infanzia: eravamo un piccolo organismo umano, attraversato da un potente sviluppo biologico, completamente immerso ed identificato in una dimensione senza confini e senza tempo, il nostro Inconscio, abitato un’anima eterna che dal suo interno ci anima.
L’autocoscienza, invece, sviluppata dalla mente razionale, ci ha fatto conoscere due altre dimensioni: la dimensione del tempo (il passato, il presente ed il futuro) e la dimensione dello spazio (l’altezza, la lunghezza ed la profondità), su queste due dimensioni misuriamo la nostra esistenza. Ritornare a quei primi mesi significa intuire che noi siamo esseri divini dotati di un corpo/organismo terreno vivificato ed animato dall’interno, portatori ed espressione di una Sapienza antica, primordiale, custodita e regredita nel nostro Profondo assieme all’Inconscio, nel quale risiede il vero centro e l’origine della nostra identità: la nostra anima.
L’educazione impartita nella scuole è improntata ad accompagnare i bambini a diventare persone adulte e mature, capaci di formulare coerenti pensieri logico-matematico ed un pensiero critico, ma nel perseguire questo intento a volte ha sottovalutato certi atteggiamenti e sensibilità tipiche dei bambini, non ha educato sufficientemente alla spiritualità, all’interiorità, alla creatività artistica, al contatto col corpo e alla manifestazione delle emozioni che appartengono squisitamente al mondo dell’Inconscio, col risultato di una diseducazione e una perdita della naturale rapporto con l’altra parte dell’ io, l’Inconscio, il Sé, l’anima. Di conseguenza non solo non riusciamo più ad ascoltare l’indicibile ed a comprendere l’ineffabile, ma abbiamo anestetizzato quella naturale capacità di stare in contatto profondo e cosciente con noi stessi e la nostra anima. Chi di noi non ha sentito la nostalgia di ritornare bambini, anche Gesù di Nazareth ci ha messo in guardia da questo pericolo:
“Se non diventerete come i bambini non entrerete nel regno dei cieli” (Mt. 18, 3).
L’Inconscio non è regredito e non si è acquietato negli strati profondi del nostro essere per sparire nel nulla, ma per permettere all’uomo di compiere il suo progetto di vita in modo libero, volontario e cosciente. L’Inconscio, a differenza della mente conscia, non riposa e non si addormenta di notte, continua 24 ore su 24, come una macchina perfetta e intelligente, a portare avanti i suoi compiti a garanzia della nostra sopravvivenza e senza pausa collabora con la nostra mente razionale e cosciente nella missione di realizzare il progetto della nostra vita. L’Inconscio è padre della nostra mente conscia, e ha mantenuto in se stesso il nostro “vero io”, esso non risiede nella mente conscia e non va confuso con l’ego, nella profondità di noi stessi dobbiamo cercarlo, all’interno del Reame misterioso dell’Inconcio, dove incontriamo la nostra anima.
Come descrivere il mondo percepito da un bambino
nei primi mesi di vita?
Sebbene nel bambino non si sia ancora formata una autocoscienza e non esista un “io” costitutivo dell’identità, nell’Inconscio si registra un “io” germinale, primitivo, fuso col tutto, prefigurato nella dimensione stessa dell’anima del bambino e inglobante al proprio interno ogni percezione esterna.
G. Jung scriveva
“L’io è in rapporto al Sé nello stesso modo in cui ciò che è mosso e in rapporto con chi lo muove…
Il Sé deve essere considerato un apriori dal quale evolve l’Io.
Per meglio intenderci esso rappresenta una prefigurazione inconscia dell’Io”
(C. G. Jung. Psychology and Religion C. W. 11. pag. 259)
È possibile, per esempio, tramite la regressione negli stati profondi, essere in grado di rivivere e sperimentare in una certa misura gli eventi, le sensazioni, le emozioni, di quei primi mesi vita e con l’ausilio della nostra mente cosciente siamo in grado di raccontarli e di dare loro un significato.
In quella fase della nostra vita, integrati nell’Inconscio senza confini spazio temporali ci percepivamo:
- da una parte come parte del tutto, una specie di “io” espanso (dimensione centrifuga) nel quale dentro e fuori, corpo e psiche erano fusi insieme;
- dall’altra parte sperimentavamo una “centroversione”; le sensazioni, le emozioni, che animavano il nostro Profondo (dimensione centripeta) venivano elaborate attorno ad un primitivo e pre-conscio “io” dal quale in seguito si è sviluppato l’io autocosciente.
Espansione e interiorizzazione, queste due dinamiche tra loro opposte erano allora reciprocamente armoniche l’una all’altra. Se utilizziamo la fantasia, l’immaginazione possiamo raffiguriamoci quel piccolo organismo vivente parte di un Universo vivente, dinamico e senza confini fuso nel tutto e uno con il tutto. Il bambino è attraversato da travolgenti energie primordiali, da pulsioni irresistibili e istinti. Egli percepisce sensazioni nuove, straordinarie, vibranti, non percepisce il confine tra realtà e sogno, il suo mondo è abitato da personaggi favolosi e mitologici, divini e terrificanti, da figure e simboli di archetipi potenti. Una di queste figure archetipo è proprio la madre che lo ha portato nel grembo e lo accudisce: il bambino non è in grado di distinguere la figura materna da sé stesso, essa è fusa col suo corpo. Anche se la speciale relazione tra madre e figlio nei nove mesi trascorsi nell’utero si arricchisce, dopo il parto, del senso di un germinale io-corporeo, il bambino continua nei mesi successivi a fondersi come un tutt’uno con la figura materna, percepita come la Gran Madre che amorevolmente si prende cura di lui, lo nutre e lo protegge.
Ogni infante è figlio dell’Amore e se questa naturale sensazione non è già stata violentata, tutto è pervaso di magia, di sensazioni profonde di piacere spirituale e fisico. Qui ritroviamo l’esperienza del mito del Paradiso, durante il quale tutto era vissuto senza contrasti, tensioni non essendoci una opposizione tra io e Sé e l’ambiente materno. Gli occhi del bambino sembrano in estasi, pervasi dall’incanto e traspaiono una gioia serena e illibata, mai così vicini a Dio, agli angeli da sentire la loro voce, i loro canti.
In quell’atmosfera incantata che tanto assomiglia all’Eden, il bambino sperimenta una “partecipazione mistica” nella relazione primaria con la figura materna che contempla come trasfigurata davanti ai suoi occhi. Ogni esperienza mistica ed estatica ha la sua origine nel potere del nostro Inconscio. Oggi sempre più la psicologia grazie allo studio dell’Inconscio sta prendendo in grande considerazione la Spiritualità. (Cito solo un interessante Progetto di Ricerca avviato all’Università di Durham negli UK e coordinato dal Prof. Christopher Cook nel quale Spiritualità, Teologia e Salute sono poste in sinergia tra loro.)
Il rapporto con la Madre è fondamentale nella costruzione dell’autocoscienza del bambino e del suo equilibrio psichico. Circa dopo il primo anno e mezzo inizia il consolidamento di un “io” autocosciente che conduce il bambino a differenziarsi dalla figura materna. Dai 4-5 mesi fino ai 15-18 mesi il bambino inizia a sperimentare il proprio corpo in modo sempre più definito e a conoscere, al di fuori dei confini del suo corpo altri corpi, oggetti, persone aventi una loro esistenza autonoma, anche se non in modo perfetto e completo.
Negli anni successivi, lo sviluppo della mente razionale e della autocoscienza mandano un chiaro segnale all’Inconscio del tempo del suo ritorno nel mondo del Profondo dal quale le potenti energie e pulsioni primordiali non salgono più in superficie, ormai acquietate, ma da quel Profondo l’Inconscio continua a garantire tutti i processi vitali e a preordinare la nostra esistenza in sinergia con la nostra mente conscia.
Questo viaggio si ferma per ora qui, spero di avere suscitato in te più domande che risposte, e di avere aperto la tua mente verso il mondo meraviglioso dell’Inconscio. Il rapporto tra Inconscio e Conscio racconta la nostra storia, il loro equilibrio dinamico non ha cessato di evolversi, non ha raggiunto la sua maturità e stabilità nella fase dei primi mesi di vita di un bambino, ma continua a modularsi lungo tutto il corso della vita umana. Quando avvengono significative variazioni nel rapporto dinamico tra queste due fondamentali dimensioni e accade l’irrompere dell’una rispetto all’altra dando vita ad un ulteriore salto di qualità evolutiva dell’essere umano, tutt’oggi ancora non conclusa.
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